mercoledì 26 febbraio 2020

Dopo la straMagenta appuntamenti annullati per il Coronavirus

Domenica 2 febbraio era in programma la settima edizione della StraMagenta. L’unica gara che ho sempre fatto, anche nei momenti più difficili della mia vita. Nessun problema, quindi, se ho trascorso la notte tra venerdì e sabato all’aeroporto di Casablanca e sono rincasato verso le 13. C’era tutto il tempo per recuperare dopo una settimana piuttosto movimentata cominciata il sabato precedente a Marrakech, continuata il giorno dopo con la mezza, proseguita nel Marocco centrale e finita tra Ceuta e la valle del Rif. Insomma, avete capito che l’avventura e la voglia di raccontare e conoscere popoli diversi fa parte integrante della mia vita.

 Quindi sono tornato da quel viaggio, non dico riposato, ma pronto per nuove esperienze. Domenica 2 era d’obbligo presentarsi alla linea di partenza della gara che si core davanti alla mia casetta. L’ho chiusa in 44’. Conclusa la classica sui 10 km il mio programma prevedeva la mezza di Trecate domenica primo marzo e il Tapacross il sabato successivo a Robecco sul Naviglio. Due appuntamenti, purtroppo, annullati a causa del Coronavirus. Nella foto sono con Silvia Oggioni, la bravissima atleta vincitrice della settima StraMagenta. Come da tradizione all’arrivo devo farmi fotografare con la prima donna.

venerdì 7 febbraio 2020

La mia prima corsa in Africa, non sarà l'ultima


La prima gara di questo 2020 l’ho corsa niente meno che in terra d’Africa. A Marrakech, Marrocco. Lo scorso 26 gennaio era in programma la maratona internazionale e la mezza ed è sulla distanza dei 21km che mi sono cimentato. Una bella esperienza. Ci tenevo, lo volevo e l’ho fatta. Circa 13mila partecipanti provenienti, soprattutto, dalla Francia e da altri paesi europei. A farla da padroni sono stati i marocchini, gli atleti di casa. Sia nelle prime posizioni che nelle retrovie. Gli ultimi tre chilometri, particolarmente sofferti per la temperatura che si alzava e alla quale non ero abituato, li ho corsi in compagnia di alcuni colleghi runner magrebini.
 
Ridevano e scherzavano e mi prendevano pure in giro. Indossavo la maglia della mia squadra, i Tapascioni di Robecco ed ero facilmente inquadrabile come straniero. “Italiano? Spaghetti e pizza ahaha”, dicevano. Pure questo mi tocca sentire. Nulla da dire sull’organizzazione. Pressoché perfetta. Dal primo all’ultimo metro. Confesso di non trovarmi a mio agio in mezzo alla calca. L’attesa alla partenza durata una mezzora in mezzo ad altre centinaia di partecipanti, mi innervosiva. Ma tantè, un po’ di attesa ci sta. Abbiamo attraversato lunghi rettilinei tra bambini che applaudivano ed erano pronti a darti il cinque.
 
E’ stata un po’ la sorpresa il Marocco della corsa. Conosco i talenti nordafricani, ma non pensavo ci fossero così tanti appassionati che si allenano durante la settimana. Ero convinto che in un paese ancora, per buona parte, povero, non vi fosse spazio per le attività collaterali, per lo sport praticato in maniera amatoriale. Invece non è così. Ragazze e ragazzi che, senza alcuna velleità agonistica, corrono perché amano farlo. Scorro la classifica e mi ritrovo inglobato in decine di altri runner, tutti di casa. Non so se correrà ancora questa gara a Marrakech. Ma di sicuro in Africa ci tornerò, anche per correre.
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