giovedì 23 marzo 2017

Quando correre diventa una droga...


Amici runners, mi è capitato sotto tiro questo articolo ‘Quando la corsa diventa dipendenza: "Patologia da nonsottovalutare"’. Comincio subito col dire che tra tutte le dipendenze (droga, alcol, gioco ecc.) quella da corsa è sicuramente la migliore e meno nociva. Anche se non è da sottovalutare. L’articolo è scritto da una psicologa, quindi una persona abituata a studiare i comportamenti della gente. In effetti la dipendenza da corsa esiste, e qualsiasi runner penso che l’abbia sperimentata. Io stesso se non corro per un po’ di tempo entro in una sorta di crisi di astinenza. Devo riprendere al più presto altrimenti divento nervoso e irritabile. Quando torno a correre queste sensazioni negative spariscono. L’importante è che la dipendenza non diventi patologica. Perché allora in quel caso è un problema.
Accade quando il runner non riesce più a riconoscere i propri limiti. Correre viene messo sopra ogni cosa, sopra la famiglia, gli amici e il lavoro. Il cronometro diventa un’ossessione. A volte sarebbe il caso di parlare di maledetto cronometro, ma vabè. Se non si migliora si diventa nervosi. Si cerca di incrementare velocità e chilometraggio in maniera incontrollata e senza la visione di un tecnico, ma tutto in maniera autonoma. Cosa provoca tutto questo? Guai seri, certamente. Il rischio di incappare in un infortunio è dietro l’angolo. Quando succede il runner cosa pensate che faccia? Pensate che decida di fermarsi? Ma neanche per idea.
Anzi, insiste a correre e, cosa ancor peggiore, comincia ad assumere antidolorifici senza consultare un medico rischiando di aggravare la sua situazione. Andate voi a dirgli che soffre di dipendenza da corsa. Vi riderà dietro. Vi ricorda qualcosa questo comportamento? Certo. E’ simile in tutto e per tutto a quello del drogato, dell’alcolista, del giocatore d’azzardo. Per fortuna parliamo di situazioni limite. Nella maggior parte dei casi i runners sono persone intelligenti che sanno ascoltare il proprio corpo e conoscono i propri limiti. Correre è bello, a patto che non diventi un’ossessione.

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