martedì 11 aprile 2017

Lo stradominio africano nelle maratone è un disincentivo o uno stimolo per i ragazzi che si avvicinano all'atletica?


Mentre guardavo la maratona di Parigi in registrata su Eurosport e ammiravo questa ennesima schiera di atleti keniani che facevano il vuoto facevo mentalmente un paragone tra la loro vita e la nostra. In Africa si corre, non per star bene, ma per vivere. In Africa si corre fin da bambini per andare a scuola. Da noi a scuola si va in macchina, fine delle trasmissioni. In Africa ci sono mille atleti in grado di correre la maratona in 2h6’. Da noi manco uno, al momento. In passato si potevano contare sulle dita di una mano ma, per fortuna, quei pochi erano davvero buoni. A vincere è stato Paul Lonyangata, classe 1992.
Uno dei tanti. Ha vinto e ha vinto a Parigi anche sua moglie. Incredibile. Faccio passare l’elenco dei vincitori delle maratone di domenica a Rotterdam, Linz, Hannover e sono tutti keniani. Hanno tanti atleti da non riuscire nemmeno a sapere quanti sono. Abbiamo avuto pochi atleti fortissimi, ma quei pochi italiani sono stati capaci di vincere ben due maratone olimpiche, segno che la nostra scuola e i nostri tecnici sono di ottimo livello. E gli stessi africani, o almeno tantissimi di loro si allenano da noi. Il terzo arrivato a Parigi, Solomon Yego, ha vinto se non ricordo male la mezza del lago Maggiore a Verbania un paio di anni fa. Quando la corsi anche io con il mio tempo modesto, ma che mi riempie di soddisfazione, circa 1h37’. Esiste ovviamente, un grave problema. Così tanti atleti africani possono rappresentare un freno per i ragazzi che si avvicinano all’atletica.
Solitamente si comincia a correre per divertimento quando si passano i 30 anni. Ma chi vuole fare agonismo deve partire molto prima. Con quali prospettive? Parliamoci chiaro: prossime allo zero. Un ragazzo che vuole fare atletica sa che deve correre i 10mila in 27’, la mezza maratona in un tempo vicino all’ora, la maratona si vedrà col passare degli anni. Altrimenti nemmeno verrà preso in considerazione. La competizione nell’atletica è spietata. Nel calcio hai il 33 per cento di possibilità di vittoria, il 33 di pareggiare e il 33 di perdere la partita. Nell’atletica sai già che le tue possibilità di vittoria saranno quasi zero.
E allora come incentivare i giovani? Tanto più che i guadagni nella corsa non sono certo quelli dell’amato pallone l’unico modo resterà sempre la passione. Dare il meglio anche sapendo di avere davanti mostri imbattibili. E’ la corsa bellezza, prendere o lasciare.

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