Confesso una cosa. A volte i titoli vengono fatti solo per
attirare l’attenzione del lettore. Correre fa bene o male? Quale tipo di
risposta potremmo dare ad una domanda del genere? Scrivo queste righe sul mio
blog (che, torno a ripetere per la millesima volta non tratta di medicina,
metodologie di allenamento o altro, ma è semplicemente il diario con le
impressioni quotidiane di un appassionato senza alcuna competenza) dopo avere
ascoltato le parole di una fisioterapista che lavora nella riabilitazione
cardio respiratoria. In pratica arrivano a lei coloro che hanno appena subito
un intervento al cuore. Quindi una persona esperta che rimette in sesto i
pazienti. Ad un mio amico da lei seguito ha parlato della corsa (e allora la
mia attenzione è salita) spiegando che correre per più di cinque ore al giorno
fa male. E annulla i benefici che si potrebbero ottenere correndo di meno e ad
andature basse. Tutto bene quel che dice la fisioterapista.
Mi chiedo però una cosa. Quelle cinque ore che rappresentano il limite valgono per tutti? Penso proprio di no. E’ molto soggettivo e ogni caso è a sé stante. Penso io. Se cinque ore possono rappresentare un limite per il runner di tipo A, possono essere poche per il runner di tipo B. Vorrei chiedere una cosa alla fisioterapista. Oltrepassando le cinque ore di limite si annullano i benefici della corsa per tutti? Anche per coloro che, allenandosi per una maratona, superano abbondantemente (per un certo periodo) quel limite? Non avendo risposte riferisco solo di alcune mie esperienze personali. Ritengo che il miglior medico che possiamo avere sia il nostro corpo. E’ capace di lanciarci segnali che possono rappresentare un campanello di allarme. Sta a noi cogliere ed ascoltare questi segnali. Se non lo facciamo commettiamo un errore che potremmo pagare a caro prezzo.
Faccio un esempio. In un periodo di grande stress psichico nella mia vita il mio fisico mi aveva lanciato segnali di qualcosa che non andava proprio bene. Io, nonostante tutto, ho continuato a correre al massimo delle mie possibilità rischiando di peggiorare le cose. Alla fin della fiera sappiamo tutti che se insisti nel tirare un elastico prima o poi questo si rompe. Solo ad un certo punto, messo di fronte alla criticità della situazione, mi sono fermato. Per poi riprendere con corsette blande di pochi minuti. Ed è così che sono per così dire guarito. Con le corsette blande che, a volte, non arrivavano al chilometro. Non siamo tutti uguali e il nostro corpo reagisce in modo diverso a degli stimoli esterni. Conosco runner che non sono soddisfatti e non si sentono bene se non hanno fatto almeno 20 chilometri. Io posso stare bene facendone 5, magari ad un ritmo più veloce. Chi esce da una grave malattia dovrà limitarsi a qualche camminata. Altri potranno tentare qualcosa di più impegnativo.
Il solo fatto di dover correre per 100km mi fa stare male, quando conosco colleghi runner che hanno ricevuto un enorme appagamento fisico e mentale dopo aver completato una simile distanza. Pubblico una relazione scientifica del più che serio Journal of Cardiology che ha condotto un’indagine sui benefici della corsa seguendo oltre 55.000 adulti dai 18 ai 100 anni. Vi pare che queste persone possano avere avuto qualcosa in comune tra di loro? Il 20enne sano non può minimamente essere paragonato al 70enne e, quindi, per entrambi, sono differenti le tipologie di un eventuale programma di allenamento. Altro che cinque ore alla settimana. Per alcuni 5 minuti di camminata possono anche essere troppi. Parola di esperto. Si fa per dire…
Mi chiedo però una cosa. Quelle cinque ore che rappresentano il limite valgono per tutti? Penso proprio di no. E’ molto soggettivo e ogni caso è a sé stante. Penso io. Se cinque ore possono rappresentare un limite per il runner di tipo A, possono essere poche per il runner di tipo B. Vorrei chiedere una cosa alla fisioterapista. Oltrepassando le cinque ore di limite si annullano i benefici della corsa per tutti? Anche per coloro che, allenandosi per una maratona, superano abbondantemente (per un certo periodo) quel limite? Non avendo risposte riferisco solo di alcune mie esperienze personali. Ritengo che il miglior medico che possiamo avere sia il nostro corpo. E’ capace di lanciarci segnali che possono rappresentare un campanello di allarme. Sta a noi cogliere ed ascoltare questi segnali. Se non lo facciamo commettiamo un errore che potremmo pagare a caro prezzo.
Faccio un esempio. In un periodo di grande stress psichico nella mia vita il mio fisico mi aveva lanciato segnali di qualcosa che non andava proprio bene. Io, nonostante tutto, ho continuato a correre al massimo delle mie possibilità rischiando di peggiorare le cose. Alla fin della fiera sappiamo tutti che se insisti nel tirare un elastico prima o poi questo si rompe. Solo ad un certo punto, messo di fronte alla criticità della situazione, mi sono fermato. Per poi riprendere con corsette blande di pochi minuti. Ed è così che sono per così dire guarito. Con le corsette blande che, a volte, non arrivavano al chilometro. Non siamo tutti uguali e il nostro corpo reagisce in modo diverso a degli stimoli esterni. Conosco runner che non sono soddisfatti e non si sentono bene se non hanno fatto almeno 20 chilometri. Io posso stare bene facendone 5, magari ad un ritmo più veloce. Chi esce da una grave malattia dovrà limitarsi a qualche camminata. Altri potranno tentare qualcosa di più impegnativo.
Il solo fatto di dover correre per 100km mi fa stare male, quando conosco colleghi runner che hanno ricevuto un enorme appagamento fisico e mentale dopo aver completato una simile distanza. Pubblico una relazione scientifica del più che serio Journal of Cardiology che ha condotto un’indagine sui benefici della corsa seguendo oltre 55.000 adulti dai 18 ai 100 anni. Vi pare che queste persone possano avere avuto qualcosa in comune tra di loro? Il 20enne sano non può minimamente essere paragonato al 70enne e, quindi, per entrambi, sono differenti le tipologie di un eventuale programma di allenamento. Altro che cinque ore alla settimana. Per alcuni 5 minuti di camminata possono anche essere troppi. Parola di esperto. Si fa per dire…
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