mercoledì 25 luglio 2018

Alle ultramaratone preferisco il mezzofondo


Se dovessi scegliere, nel panorama dell’atletica leggera, quali sono le gare che preferisco non avrei dubbi. I 1.500 metri, il miglio, gli 800 metri, sono queste le più belle perché racchiudono tutto quello che un atleta deve possedere. Resistenza, velocità e senso tattico. Sarà perché il primo atleta che è entrato nella mia testa è stato l’inglese Sebastian Coe, sublime interprete dei 1.500 metri, ma non corro dietro alla mentalità diffusa tra gli amatori che guardano sono alle lunghe distanze. E più sono lunghe e meglio è. Martedì sera ho partecipato al Golden Tapa organizzato dalla mia squadra, il TRT di Robecco. Eravamo a Vittuone sulla bella pista di atletica (con qualche erbaccia che spuntava tra le corsia, ma fa niente. Almeno a Vittuone hanno una bella pista) per fare i classici 4 giri. Ho chiuso in 6’02”. I miei obiettivi erano due. Migliorare la prestazione dell’anno scorso di 6’10” (fatto) e scendere sotto i 6’ (fallito). Se dovessi darmi dei voti sulle tre caratteristiche che deve possedere un mezzofondista mi darei un sei per la velocità, un 5 per la resistenza e un 2 per il senso tattico. Ieri sera sono partito un po’ troppo forte. Al primo giro ero 4° dietro tre atleti che, obiettivamente erano più forti di me e che erano capaci di stare abbondantemente sotto i 5’30”. Stavo andando troppo forte e non me ne accorgevo. E l’ho pagata all’ultimo giro quando mi hanno ‘passato’ in parecchi. Scendere sotto i 6’ per me non era impossibile, ma occorre grande senso tattico in queste corse. Oltre che allenamenti basati sulle ripetute. Belle, intense, brevi, che ti lasciano senza fiato fino all’ultimo metro. Le preferisco alle ultramaratone, senza dubbio.
















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