La prima gara di questo 2020 l’ho corsa niente meno che in
terra d’Africa. A Marrakech, Marrocco. Lo scorso 26 gennaio era in programma la
maratona internazionale e la mezza ed è sulla distanza dei 21km che mi sono
cimentato. Una bella esperienza. Ci tenevo, lo volevo e l’ho fatta. Circa
13mila partecipanti provenienti, soprattutto, dalla Francia e da altri paesi
europei. A farla da padroni sono stati i marocchini, gli atleti di casa. Sia nelle
prime posizioni che nelle retrovie. Gli ultimi tre chilometri, particolarmente
sofferti per la temperatura che si alzava e alla quale non ero abituato, li ho
corsi in compagnia di alcuni colleghi runner magrebini.
Ridevano e scherzavano
e mi prendevano pure in giro. Indossavo la maglia della mia squadra, i
Tapascioni di Robecco ed ero facilmente inquadrabile come straniero. “Italiano?
Spaghetti e pizza ahaha”, dicevano. Pure questo mi tocca sentire. Nulla da dire
sull’organizzazione. Pressoché perfetta. Dal primo all’ultimo metro. Confesso di
non trovarmi a mio agio in mezzo alla calca. L’attesa alla partenza durata una
mezzora in mezzo ad altre centinaia di partecipanti, mi innervosiva. Ma tantè,
un po’ di attesa ci sta. Abbiamo attraversato lunghi rettilinei tra bambini che
applaudivano ed erano pronti a darti il cinque.
E’ stata un po’ la sorpresa il
Marocco della corsa. Conosco i talenti nordafricani, ma non pensavo ci fossero
così tanti appassionati che si allenano durante la settimana. Ero convinto che
in un paese ancora, per buona parte, povero, non vi fosse spazio per le attività
collaterali, per lo sport praticato in maniera amatoriale. Invece non è così. Ragazze
e ragazzi che, senza alcuna velleità agonistica, corrono perché amano farlo.
Scorro la classifica e mi ritrovo inglobato in decine di altri runner, tutti di
casa. Non so se correrà ancora questa gara a Marrakech. Ma di sicuro in Africa
ci tornerò, anche per correre.
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